giovedì 17 giugno 2010

ZA '10




Il Mondiale di Calcio 2010 assegnato al Sud Africa. Partiamo da qui, tralasciando per un momento l’aspetto prettamente sportivo. L’orgoglio africano, quello di Eto’o ad esempio (camerunense, n.d.r.), sbandierato sempre, anche durante le partite del proprio campionato, è sempre in primo piano in questo grande evento. L’orgoglio africano dei tifosi locali che accorrono numerosi – e rumorosissimi – ad ogni partita, anche quando non giocano i Bafana Bafana, è sempre in primo piano.
Fanno festa, sempre, per il solo fatto di partecipare ad una grande festa, ad una festa mondiale, che questa volta, e per la prima volta, li vede padroni di casa. Padroni di casa, per la prima volta, nel vero senso della parola, dal momento che sono tutti di colore gli “uomini-di-faccia” di questo Mondiale: da Mandela, presidente sentimentale dello ZA (Sud Africa, n.d.r.), a Komoena, il grande capitano dei Bafana, grande, anche se – a dirla tutta – molto modesto sotto il punto di vista calcistico.
Anche la scelta del c.t. del Sud Africa di convocare un solo bianco in mezzo a tanti uomini di colore può essere intesa in vario modo: il mondiale è nostro, della nostra gente, quella nera, e tu ci sei perché unico bianco decente in mezzo a tanti giocatori di colore molto più bravi di te.
Viera – francese di colore - che passa la Coppa vinta dall’Italia quattro anni fa – con relativa arrabbiatura del presidente Abete (“La coppa l’abbiamo vinta, non spettava ad un francese passarla”, in sintesi) – al Sud Africa, in segno metaforico di apertura dei giochi, può essere inteso in questo modo.
Non è un discorso razzista, o razziale, ma è la verità: quest’anno il Mondiale non è rappresentato dalle tante bandiere dei vari paesi partecipanti o dai loro vari inni, quest’anno il Mondiale è nero, ha un grande sorriso bianco, tanta voglia di divertirsi e di lasciare in un angolino il ricordo dell’Apartheid. Il Mondiale quest’anno ha una colonna sonora, e non è “Waka Waka” (di Shakira, n.d.r.), ma il suono delle vuvuzelas. Assordante come assordante e prepotente, in senso buono, è la voglia dello ZA di tenersi stretto questo evento.
È, insomma, una grande occasione per dimostrare a tutti che, nel 2010, si può essere neri come non lo si era appena cinquant’anni fa: felici. Per un mese solo? Forse…ma almeno felici.

Per concludere, è chiaro che i Bafana Bafana non andranno avanti, nonostante il grande regalo fattole dalla Fifa assegnando per la partita inaugurale (Sud Africa-Messico, n.d.r.) un arbitro kazako, e quindi sconosciuto ai più (ma anche ai meno!), in verità molto di parte. D’altra parte lo si è visto già con l’Urugay di Forlan: tre pere e vuvuzelas più mosce del solito.

M.M.

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